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MUSICA ELETTRONICA: ALVA NOTO È GIÀ UN CLASSICO?

Ritratto di un artista e musicista che ha segnato la musica elettronica degli ultimi vent'anni: dagli esordi ruvidi e distaccati, memori dei Kraftwerk e della computer generation, alle più recenti collaborazioni con artisti del calibro indiscutibile di Sakamoto e Fennesz, Alva Noto si è costruito un percorso di invidiabile coerenza stilistica. 

alva-notoLa vita artistica di Alva Noto (definirlo un compositore è perlomeno riduttivo) inizia alla fine degli anni Novanta quando fonda l'etichetta discografica Raster-Noton che diventa presto uno dei vertici della musica elettronica. Figlio della rivoluzione informatica, del personal computer prima e della laptop generation poi, Carsten Nicolai alias Alva Noto assimila l'ideologia e gli schemi più radicali della modernità musicale: l'opera dovrà diventare sempre più mutevole, se non mutante, e dev'essere in grado di dialogare con altri aspetti dell'arte contemporanea come installazioni, festival, cultura hacker, installazioni e musei. Come dire che la modernità dev'essere portata fino alle estreme conseguenze ma sulla linea di continuità che va dai primi calcolatori (e dalla musica che gli corrisponde, si pensi a Berio, Subotnick o Xenakis) a gruppo di elettronica "pop" come i Kraftwerk, in un mondo in cui le gerarchie di valore sono poco importanti e conta, invece, la sperimentazione. Alva Noto assume da anni quest'eredità realizzando un puzzle elettronico di suoni decostruiti, frammentari: uno stile, quello di Alva Noto, decisamente attuale perché rispecchia un'epoca segnata dalla fragilità e dalla mutevolezza. Non sorprende che, nel corso del tempo, le collaborazioni ci questo musicista si sono moltiplicate incontrando artisti come Sakamoto, FenneszBlixa Bargeld. E' il 1996 quando l'etichetta fondata dal musicista berlinese licenzia Spin: ventiquattro tracce che lasciano già intravedere le potenzialità di un sound destinato a diventare presto un "marchio di fabbrica", seguito e imitato da altri musicisti. Soltanto un anno dopo esce ∞ (Infinity), un album più complesso tutto giocato su intrecci sonori di gusto minimalista. Settantadue intuizioni sonore che lasciano poco respiro all'ascoltatore. Infinity si colloca senza problemi in quel filone della scena contemporanea che prende il nome di glitch music, ma richiamando alla mente un universo ancora futurista: la brevità delle tracce sonore, la mancanza totale di melodia e molti momenti che rischiano di annoiare ma che, in realtà, sono significativi proprio perché "vuoti"- insomma, Spin è una chiara presa di posizione estetica da parte di un musicista, a quel tempo, emergente. Nonostante quanto scritto da alcuni giornalisti, si possono dire le stesse cose a proposito di alcuni album dei primi anni Duemila: Transrapid (2004) o Transvision (2005) sfruttano a fondo le ritmiche minimaliste portando il gioco quasi sull'orlo dell'esasperazione. Da questo punto di vista, è una fortuna che Alva Noto possa vantare nella sua discografia anche lavori meno spigolosi come for (2006), il cui secondo episodio esce nel 2010 (For 2). Si tratta di un ciclo di omaggi musicali per artisti come Phil Niblock, Tarkoskij, Camera Lucida, Dieter Rams e diversi altri. Più che di omaggi occasionali, veri e propri ritratti sonori- si ascolti, per esempio, il brano dedicato a Tarkoskij (Stalker) contenuto in For 2 o la traccia che porta la dedica "for Dieter Rams"-, suggestioni ricavate dal lavoro di artisti d'avanguardia attenti, spesso, alla dimensione sonora. La varietà delle scene sonore fa di questi due album "minori" degli evergreen della musica elettronica attuale, con influssi ambient e, comunque, di un certo respiro. Un discorso diverso merita il ciclo di Xerox perché rappresenta una svolta stilistica nella produzione di Alva Noto. Dopo i rigori dei primi album sembra che gli interessi spaziare tra generi differenti: tracce come Haliod Xerrox Copy 111 oppure Haliod Xerrox Copy 9 segnano un passo oltre la musica ambientale, ma soprattutto le fonti sonore non sono esclusivamente elettroniche ma accolgono ambienti analogici, field e sample recordings. La pausa elettroacustica, comunque, dura poco e il successivo Unitxt è, per molti aspetti, un ritorno alle origini. Il mood non può cambiare più di tanto, tutto sommato, infatti il rigore geometrico ritorna spesso e volentieri: il suono si fa elettrico se non orientato alle infinite variazioni del rumore bianco. Niente di nuovo, oggi, certo. Ma è piuttosto facile dire che un musicista come Alva Noto confeziona album che, a volte, si potrebbero anche non ascoltare. Il fatto è che quando cambi a fondo il panorama della musica elettronica, prima o poi le vacche grasse del sistema discografico - avvezze ad acquisire sotto le loro ali nere qualsiasi novità, con o senza il consenso degli autori- ti accusano di essere ingombrante...E' il prezzo della celebrità. Intanto i musei aprono le porte a Carsten Nicolai e lasciano scoprire al pubblico gli aspetti più visivi di questo artista poliedrico, come testimonia la mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA) del 2001. Da quel momento in poi, le installazioni si susseguono e il marchio Alva Noto non ha più i confini, netti e taglienti, degli esordi. Non è nemmeno più un musicista, forse, ma una tendenza della nostra epoca. (o.m.g)

Web site: www.alvanoto.com

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